Riflessione di: Ludovica Balloriani

 

Una fraternità in ritiro spirituale, una bomba inaspettata ma da tempo attesa, l’ordigno che esplode nel bel mezzo di una condivisione pomeridiana e che non provoca vittime.

 

Tutto questo è accaduto a Porto Recanati, in una casa vacanze affittata il nostro gruppo post-cresima composto da 29 ragazzi e ragazze tra i 19 e i 21 anni, intorno alle 17:00, quando una bomba è esplosa durante un momento di condivisione fra i membri, lasciando tutti senza fiato. Se nel pomeriggio tutte le piste rimanevano aperte, dal forte bisogno di ogni ragazzo di voler condividere con l’intera fraternità le proprie emozioni a delle casuali testimonianze di routine, si è precisato che c’è l’esplicita possibilità che si tratti dello scoppio di una bomba da tempo pronta ad esplodere, capace di trasformare quelle che sono definite “diversità” in ricchezze e di mettere a nudo se stessi con le proprie fragilità e insicurezze. Un’ipotesi condivisa da tutti i giovani membri, che esclude la matrice casuale. La bomba, infatti, “ha abbattuto i muri della freddezza e dell’indifferenza che hanno fin dall’inizio ostacolato la conoscenza reale di chi avevamo accanto”, dicono i ragazzi, “e ci ha resi capaci di guardarci negli occhi l’un l’altro comprendendo di avere al proprio fianco compagni di vita su cui contare sempre”.

 

Si tratta di tre giorni vissuti all’insegna dello star bene nel gruppo, con l’aiuto della Dott.ssa Alessia Maracci e di Padre Gabriele Pedicino, loro padre spirituale, che li ha guidati nell’ insidioso percorso che mette in discussione la singola individualità per la bellezza della molteplicità. Così, hanno condiviso per la prima volta le loro ansie e le loro paure con i loro confratelli, come mai prima di allora avevano fatto, non curandosi di come sarebbero apparsi all’esterno. Una sfida delle relazione che si è dimostrata essere una vera e propria bomba ad orologeria.

 

 

 

 

 

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